1. Come si potrebbe spiegare il suo studio premiato ai pazienti?

In generale il nostro è uno studio di ricerca di base volto ad identificare i meccanismi molecolari che stanno alla base dello sviluppo del dolore cronico. Lo scopo finale e di riuscire ad identificare nuovi target per il futuro sviluppo di piu efficenti e specifici analgesici con meno effetti collaterali.
In particolare questo studio identifica il flusso di calcio nel nucleo dei neuroni, che risiedono nel midollo spinale e che transmettono il segnale di dolore, come uno degli eventi chiave per lo sviluppo del dolore infiammatorio e cronico. Tale flusso di calcio promuove la formazione di nuovi contatti fra questi neuroni rendendoli più sensibili agli stimuli dolorosi a lungo termine. Mi spiego meglio quando uno stimolo, come agenti infiammatori o un danno ai nervi, raggiunge un neurone, fa si che del calcio entri in quest ultimo attivandolo: quanto più forte e lungo è lo stimolo tanto più calcio entra. Quando la quantità di calcio che entra raggiunge un certo livello parte di questo calcio viene trasportato nel nucleo dove regola, in positivo e negativo, l'espressione di differenti geni (materiale genetico), i quali a loro volta sono responsabili dei cambiamenti strutturali permanenti nei contatti che questi neuroni possono instaurare.
Se l'entrata del calcio nel nucleo dei neuroni viene bloccata, non si sviluppa né ipersensibilità agli stimuli dolorosi, intesa come risposta esagerata ad un data stimolo, né una specie di memoria caratteristica del dolore cronico.

2. Quali sono le implicazioni a breve termine di questa ricerca?

Essendo un studio di base parlare di breve termine mi sembra eccessivo. Va comunque riconosciuto che l'identificazione di questo meccanismo e dei geni implicati, offre nuovi punti di partenza per lo sviluppo di farmaci o terapie volte a bloccare l'insorgere del dolore cronico. Al giorno d oggi, vista la scarsa efficacia dei farmaci disponibili nel trattamento del dolore cronico, l'identificazione di nuovi target è di estrema importanza. La tempistica in questo caso è limitata dello sviluppo dei nuovi farmaci e la loro validazione tramite trial clinici.

3. E' possibile ipotizzare nuovi target per la terapia analgesica alla luce di quanto da voi dimostrato?

Si senza dubbio. Una delle piu importati scoperte che emerge da questo studio è l'identificazione del coinvolgimento di una famiglia di geni chiamati nel complesso Sistema del complemento. Precedentemente questi geni erano stati collegati solamente ai processi infiammatori del sistema immunitario.
Nel midollo spinale questo sistema possiede anche la funzione di tenere sotto controllo il numero di contatti (detti sinapsi) che i neuroni formano fra loro, limitando in tal modo le connessioni e alla fine l'intensità del segnale dolorifico transmesso. Siamo riusciti a dimostrare che questo sistama viene bloccato dal flusso di Calcio all interno del nucleo, e ciò permette la formazione di nuove sinapsi rendendo i neuroni più sensibili/reattivi.

4. Quali sono gli stimoli fisiologici che normalmente agiscono sul nucleo dei nocicettori in modo da porli in uno stato funzionale e strutturale di iperalgesia?

In genere i nocicettori sono neuroni che risiedono all esterno del midollo spinale. Questi sono adibiti a "sentire" gli stimuli esterni. Vengono attivati da differenti tipi di stimoli come freddo, caldo, forti pressioni o danni ai nervi e li traducono in segnali elettrici che sono poi trasmessi ai neuroni all'interno del midollo spinale, per essere filtrati e/o amplificati e raggiungere il cervello dove vengono infine percepiti come dolore. Non tutti gli stimoli influenzano il nucleo, spesso il coivolgimento del nucleo e il rimodellamento del materiale genetico dipendono dall intensità e dalla durata dello stimolo. Nel caso del dolore cronico ciò instaura un ciclo che si automantiene, incrementando la sensazione di dolore.

5. Sarà ancora presente il tema "dolore" nei suoi prossimi progetti di ricerca?

Si, penso di rimanere in quest'appassionante area di ricerca. Daltronde tutto il mio percorso lavorativo dopo l'Universita si è focalizzato sul dolore. Penso sia un campo in cui si possa e si debba fare ancora molto.

6. Le facciamo gli auguri non solo per il premio, ma anche per essere da recente mamma. Come ha fatto a fare fronte a tutto?

Beh penso che il vero segreto sia avere le giuste persone accanto. Io in questo sono stata estremamente fortunata. Innanzitutto la mia famiglia mi ha sempre sostenuto moralmente (ed economicamente) nei miei studi anche se cosi lontani dal loro mondo. Poi mio marito che mi è sempre stato accanto e sostenuto: ha affrontato molti sacrifice per seguirmi e accettato orari strani, rinunce varie, ecccetera solo per il mio lavoro. Vorrei essere in grado di fargli capire quanto gli sono grata per i sacrifici che ancora fa ogni giorno. Oggi poi ho un arma in più: il piccolo Mattia che mi fa scoprire ogni giorno una forza che non credevo di avere. Nella vita di tutti i giorni ci vuole tanta organizzazione e bisogna lavorare per trovare il giusto equilibrio.
Anche sul piano lavorativo sono stata furtunata in quando mi sono sempre ritrovata in ambienti lavorativi ottimi sia dal punto di vista della ricerca sia dal punto di vista umano.

E' un lavoro bellissimo che da grandi soddisfazioni (anche se non frequentissime) ma che richiede anche grandi sacrifici

Abstract della ricerca della dott.ssa Simonetti

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23312515
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3593630/

Intervista di Claudio Geraci